La tecnologia domotica sta gradualmente entrando nelle abitazioni degli italiani. Un ingresso molto lento - si potrà facilmente osservare - reso estenuante dal periodo di criticità nazionali
e internazionali in grado di influenzare negativamente gli investimenti tricolori, rendendoli sempre più prudenti, e sempre meno "generosi" sul fronte immobiliare.
Bonus Irpef
Appare pur vero che, in un simile
contesto di deterioramento, un ruolo decisivo è stato svolto dai benefici Irpef presto in fase di riconduzione su livelli più tiepidi (il 30 giugno 2013 ha scadenza il termine per ottenere i maxi bonus, relativi alla detrazione Irpef
del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia). Benefici che hanno permesso di evitare un prevedibile e definitivo tracollo dei business per le imprese di costruzione (e di ristrutturazione), ed ha altresì rappresentato una valida
stampella per l'allargamento dell'applicazione della domotica.
Diffusione della domotica
Ma quanto è diffusa la domotica all'interno del mercato italiano? E, soprattutto, quanto
si può risparmiare attraverso l'inserimento di un sistema di gestione e di controllo dei consumi energetici?
A cercare di formulare una risposta accurata è stata, nelle ultime settimane, la Honeywell Evc,
uno dei nomi più noti nel mondo italiano della realizzazione di sistemi di regolazione automatica dei riscaldamenti, e non solo.
La società ha condotto una interessante analisi (ribaltata mediaticamente anche da Casa 24 Plus,
a pag. 11 dell'edizione del 4 aprile 2013), nella quale è emerso che la maggior parte (il 55,7%) di coloro che ha subito interventi di regolazione dell'erogazione del riscaldamento, ha optato per il più comune cronotermostato,
che permette di regolare la temperatura in base ai programmi orari. Rimane comunque lievemente significativa (14%) anche la percentuale di coloro che è invece passato a un più complesso sistema a zone, che consente un monitoraggio
e una gestione via wireless della distribuzione del calore domestico. È invece del 18% la percentuale di coloro che hanno preferito limitarsi all'installazione di termostati standard, senza programmi orari, e teste
termostatiche manuali (quelle montate sui termosifoni). La domotica più avanzata è invece optata dal 3% del campione intervistato.
Risparmi
in bolletta
Ma veniamo alla domanda di apertura. Stando alle dichiarazioni di Umberto Paracchini, marketing & communication manager di Honeywell per il Sud Europa, raccolte sulle pagine dello stesso magazine, la fetta di mercato che viene
considerata più appetibile per l'installazione di sistemi di regolazione più avanzati "è quella degli impianti condominiali a colonna montante, più o meno l'80% dei centralizzati sul territorio nazionale".
A conferma delle nostre impressioni sull'evoluzione calante del contesto, comunque, Paracchini conferma come "in tempi di crisi si lavora soprattutto sull'esistente. E inserire una soluzione per la gestione del calore nell'ambito di un intervento di efficientamento
del riscaldamento condominiale, che prevede già una sostituzione della caldaia e una contabilizzazione, ha un'incidenza bassa sul costo totale (anche grazie alla possibilità di accedere alla detrazione del 50% per ilr isparmio
energetico, ma può dare benefici elevati in bolletta".
In proposito, il manager ricorda come con la sola regolazione zona per zona "si possono tagliare i consumi fino
al 30 per cento". Benefici ancora più significativi sono inoltre riservati a interventi più incisivi.
Fonte http://www.condominioweb.com/risparmiare-con-la-domotica.1429#ixzz347zZp0Vv
www.condominioweb.com
La rimodulazione degli incentivi al fotovoltaico in arrivo con il taglia bollette sarà “senza effetti retroattivi” e “non intaccherà la fiducia degli investitori”,
rassicura il viceministro delle Sviluppo Economico. Il Governo, spiega il viceministro De Vincenti, vuole sostenere lo sviluppo del solare anche nel presente ... ma conferma l'intervento previsto sull'autoconsumo.
Redazione
Qualenergia.it
04 giugno 2014
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Spalma-incentivi “senza effetti retroattivi”, solo a valle di “un dialogo aperto con operatori economici e finanziari” e "senza intaccare
in alcun modo il sostegno che questo Governo intende dare al settore delle fonti rinnovabili e, naturalmente, la fiducia degli investitori”. Si conferma però la volontà di intervenire sull'autoconsumo perché la diffusione dei SEU,
a seguito di una restrizione della platea dei paganti, potrebbe “far raggiunger agli oneri valori non sostenibili”. In un'audizione alle Commissioni riunite della Camera, Ambiente e Attività produttive, il viceministro dello Sviluppo Economico
Claudio De Vincenti è tornato a parlare delle misure che saranno contenute nel pacchetto per ridurre del 10% la bolletta elettrica delle PMI, atteso per il 20 giugno (testo dell'audizione allegato in basso).
La visione del MiSE da cui nasce la volontà di tagliare gli incentivi al fotovoltaico è nota e nell'audizione non manca il repertorio
degli argomenti già sentiti: gli oneri di sistema “passati da circa 1,5 miliardi di euro l’anno nel 2008 a 12 miliardi stimati per quest’anno, che incidono per oltre il 20% sulla bolletta elettrica”; gli “strascichi
assai negativi” dello sviluppo impetuoso delle rinnovabili per il settore energetico, come “difficoltà del termoelettrico, aumento dei costi di gestione in sicurezza del
sistema”; un processo di diffusione “sostenuto da sviluppatori e 'imprenditori' spregiudicati, talora arricchitisi per la sola capacità di presentare dubbie pratiche di autorizzazione o di lucrare su prezzi dei componenti e dei servizi artatamente
elevati, grazie all’eccesso degli incentivi”.
Gli incentivi eccessivamente generosi al fotovoltaico secondo De Vincenti “hanno permesso agli operatori del settore di attraversare i peggiori anni della crisi economica in una situazione
di totale protezione da ogni rischio di mercato”. Eppure nella stessa relazione si riporta che “l’occupazione diretta e indiretta associata al fotovoltaico è calata, nella UE, da 330.000 unità nel 2011 a 250.000 nel 2012”
e, ricordiamo, che nel 2012 c'erano ancora gli incentivi mentre i dati attuali, che al momento non abbiamo, sono verosimilmente molto peggiori.
Ecco dunque le misure per ridurre il peso del
FV in bolletta che si aggiungono allo “spalma incentivi” volontario già previsto dal decreto legge “Destinazione Italia”, in corso di definizione, che dovrà determinare l’incentivo
ridotto da erogare per un lasso di tempo pari al periodo originariamente previsto, incrementato di sette anni, in cambio dell’accesso a ulteriori interventi di rifacimento o ripotenziamento dell’impianto.
Con i nuovi interventi previsti
a giugno, spiega il viceministro, “si stanno valutando anche altre strade, con un approccio, comunque, che non comporterebbe tagli retroattivi del volume complessivo degli incentivi, ma piuttosto una
ridefinizione dei tempi di erogazione dell’ammontare complessivamente spettante: tutto ciò con un dialogo aperto con operatori economici e finanziari e senza intaccare in alcun modo il sostegno che questo Governo
intende dare al settore delle fonti rinnovabili e, naturalmente, la fiducia degli investitori nel nostro Paese”.
Tutto ciò riguarda, evidentemente, il passato, “o meglio il tentativo di ridurre gli effetti negativi di passate scelte,
non del tutto felici”, si spiega. “Senza però far mancare, si ribadisce, un contesto complessivamente favorevole all’ulteriore sviluppo del settore”, aggiunge De Vincenti citando le detrazioni fiscali per
gli impianti asserviti agli edifici (senza specificare che sono valide solo per le persone fisiche), lo Scambio sul Posto e i Sistemi Efficienti di Utenza. Il Governo inoltre, aggiunge De Vincenti, “sta studiando meccanismi di semplificazione per
le autorizzazioni e per il collegamento degli impianti alla rete, funzionali alla riduzione dei costi di impianto, in modo da rendere ancor più conveniente il fotovoltaico”.
Peccato che più avanti l'uomo del MiSE ribadisca che nel
pacchetto taglia-bollette ci sarà una misura che potrebbe di fatto bloccare sul nascere il fotovoltaico non incentivato: si porrà fine all'esenzione totale dell'energia autoconsumata dal pagamento degli oneri. Come sappiamo,
nell'ultima presentazione del pacchetto taglia-bollette uscita dal MiSE si
prevede che “i titolari di Riu, Seu e Seseu verranno chiamati a contribuire una quota parte degli oneri (inizialmente di circa il 10%), crescente nel tempo” generando un gettito di 100-150 M€ a beneficio delle PMI.
In audizione De Vincenti
non ha dato ulteriori dettagli ma ha confermato che si procederà in tal senso. I “sistemi efficienti di utenza” realizzabili con fonti rinnovabili e cogenerazione, ha spiegato in audizione “sono
ritenuti dagli operatori del fotovoltaico essenziali per continuare a sostenere il processo di diffusione, in quanto l’energia prodotta da fotovoltaico e consumata sul posto non paga gli oneri. Ma, a mano a mano che il fotovoltaico e le altre fonti che
possono ricorrere a questa configurazione si diffondono, si restringe la platea dei soggetti che pagano gli oneri, con una incidenza degli stessi oneri che potrebbe raggiungere valori non sostenibili: è solo questa la ragione per
la quale, tra le misure allo studio per la riduzione dei prezzi dell’energia per le piccole e medie imprese, sono in esame interventi anche su questo tema.